Cristoterapia

È noto come esista una terapia dell’abbraccio di natura psico-relazionale indirizzata alla guarigione delle ferite o dei disturbi della personalità. Il linguaggio delle carezze appartiene allo stesso tipo di terapia. 

 

Esiste una stretta connessione tra il linguaggio delle carezze e la figura di Gesù-Medico. Grazie a Lui si è sollevati da quei mali profondi che sono i mali morali, le ferite del peccato e la loro stessa memoria; una cristoterapia che nasce dall'abbraccio carezzevole di Dio nel suo Figlio; un "abbraccio di grazia" che si fa esperienza di Dio nelle profondità del cuore umano, lo libera dalla sua condizione di morte e lo ricolma della pienezza dello Spirito Santo.

La croce è il segno di un abbraccio carezzevole, innalzato al centro della storia: segno di redenzione per tutti e dispiegato nella Chiesa attraverso quegli accadimenti sacramentali che vanno dal battesimo al sacramento della riconciliazione e al banchetto eucaristico; eventi di grazia che attualizzano in noi l'abbraccio di Dio-Trinità.

Quando si parla di cristoterapia bisogna intendersi bene. Il termine può assumere, infatti, almeno due significati totalmente diversi:

- si può intendere un ricorso a Cristo in un senso miracolistico, presentando la guarigione come un esito pressoché automatico e collegandosi a forme di medicina alternativa o a concezioni sincretiste di stampo esoterico-magico.

- oppure ci si può riferire a una più attenta percezione della figura evangelica del Salvatore, riscoprendo la forza della sua grazia risonante, e affidarsi a Lui, in un orizzonte di guarigione integrale, a cominciare da quel male profondo, origine di ogni male, che è il peccato, credendo e convertendosi alla sua parola.

La prima accezione è chiaramente inaccettabile, in quanto farebbe ricadere in una concezione che Gesù stesso ha denunciato durante la sua vita, quando ha rifiutato di compiere segni prodigiosi fine a se stessi o quando non è sceso dalla croce allorché i suoi contemporanei gli chiedevano questo atto come prova della sua divinità.

La seconda accezione è la sola valida nella misura in cui riscopre un aspetto fondamentale del mistero dell'Unigenito di Dio fattosi Uomo, la figura di Gesù-Medico. La sua guarigione suppone la fede e riveste il carattere della totalità. La salute/salvezza di Cristo implica sempre la dimensione olistica. Egli non guarisce solo dalle malattie fisiche, ma da quelle psichiche e/o psicosomatiche, come da quelle che conducono la creatura umana a dipendere dal potere delle tenebre o portano alla disperazione. Guarigioni della mente, del cuore e dei sensi, guarigioni dal peccato e dall'incredulità, dal non-senso e dalla mancanza di verità sono un contenuto costitutivo della sua missione di Salvatore.

Il dono della grazia suppone che l'intera realtà corporea del battezzato si lasci trasformare dalla grazia divina nella consapevolezza di essere divenuti, per dono, consortes divinae naturae (2Pt 1,4). 

"Divinizzazione" non certo nel senso che la creatura umana sia diventata Dio per natura, ma solo perché, per dono gratuito, è diventata consorte della vita di Dio. È la relazione personale nuova che i battezzati ricevono in virtù dell'incorporazione a Cristo con i sacramenti. La categoria a cui la tradizione cristiana si richiama è la categoria di "partecipazione": i rinati dall'acqua e dallo Spirito vengono resi partecipi, per dono, della vita divina che la Trinità possiede in sé. Dire théosis o deificatio è affermare che la persona umana, con tutta la sua realtà, è stata resa partecipe dalla vita trasfigurante di Dio. La visione beatifica non sarà che il compimento definitivo di questo dono.

 

 

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