Il cuore parla

«La preghiera è sempre viva nella vita, come fuoco di brace anche quando la bocca non parla ma il cuore parla...» (Papa Francesco)

 

Una santità da cercare, evitando l'asservimento agli idoli, quelli di sempre e del nostro tempo: gli idoli del consumismo, dell'avidità, del potere, del successo... Idoli che imprigionano la nostra esistenza e tolgono felicità ai nostri giorni. Solo l'amore costruisce qualcosa di stabile e duraturo nella storia degli uomini. Ho ricevuto il battesimo, ora la grazia del mio battesimo fruttifichi un cammino di santità. Che tutto sia aperto a Dio e a tal fine scegliere Lui, scegliere Dio sempre di nuovo. Non scoraggiamoci perché la forza dello Spirito Santo sia possibile, e la santità, in fondo, è il frutto dello Spirito Santo nella mia vita. 

Solamente chi è disposto ad ascoltare ha la libertà di rinunciare al proprio punto di vista parziale e insufficiente, alle proprie abitudini, ai propri schemi. Essere qualcuno che non ti liquida, dicendo «Ho capito», per mollarti e darti velocemente la "sua" soluzione al "tuo" problema. Qualcuno che accetta che tu ti scarichi, che gli ripeta le tue pene, le tue difficoltà, che instauri un dialogo e ti offra un po’ di serenità, di fiducia, di speranza. Le persone comunicano anche nei sospiri, nelle pause, nelle mezze parole, nel tono della voce. È attraverso la persona che si incontra che si ricostruisce il suo problema, e si tenta di cogliere sotto altri aspetti, si aiuta a chiarire, a ridimensionare, a cogliere una possibilità di uscita.

C'è chi ha bisogno semplicemente di comunicare perché si sente solo e non sa a chi dire la sua tristezza, ma anche la sua gioia per qualcosa di bello e di inatteso che gli è accaduto. C'è chi deve prendere una decisione e non sa che pesci pigliare. C'è chi si attende un parere da qualcuno che non è immerso nella sua situazione e che forse vede le cose in modo diverso. 

La misericordia ha due aspetti: è dare, aiutare, servire gli altri e anche perdonare, comprendere. Una regola d'oro: «Tutto quanto vorrete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Matteo 7,12).

Essere «poveri» e basta (cfr. Lc 6,20), condividere la vita dei più bisognosi, la vita che hanno condotto gli Apostoli e in definitiva a conformarci a Gesù, che «da ricco che era, si è fatto povero» (2 Cor 8,9). Essere poveri nel cuore, questo è santità.

Quando incontro una persona è riconoscere in lui un essere umano con la mia stessa dignità, una creatura infinitamente amata dal Padre, un’immagine di Dio, un fratello redendo da Cristo. Questo è essere cristiani. Questa è tante volte la santità “della porta accanto” di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”.

Il nostro è un Dio geloso e vuole che il nostro cuore sia indiviso di fronte a lui; non sopporta di essere sostituito o solo confuso con altri idoli come la ricchezza, il potere, l’ideologia.

Il primato di Dio ridimensiona tutti gli altri poteri e la loro pretesa di assolutezza. La dignità della persona non può essere immolata sull’altare di alcun sovrano, al contrario il potere politico la deve riconoscere e rispettare. Questo è il fondamento della nostra libertà.

Le scelte che compiamo nel tessuto vivo della storia sono affidate alla nostra responsabilità. La speranza cristiana non potrà mai coincidere con alcun progetto umano di cambiamento, di liberazione politica. La fede non dovrà mai essere strumentalmente usata per affermare il proprio potere, per imporre il proprio punto di vista.

Non possiamo e non dobbiamo sottrarci all’impegno della storia, alla solidarietà e alla condivisione dei destini dell’umanità. Il cristiano non può non essere un cittadino partecipe e appassionato della vita della comunità: combatterà sempre ogni tentativo del potere di affermarsi come assoluto e di calpestare i diritti inviolabili della persona umana, ma sarà esemplare nel rispetto delle leggi per costruire e praticare la giustizia.

Papa Francesco ci invita a porre al centro i poveri, ad abitare le periferie dell’umanità, a riscattare gli scarti che un sistema ingiusto produce ogni giorno. E tutto questo non in nome di una ideologia politica, ma in obbedienza al Vangelo.

Se saremo capaci di dare a Dio ciò che è di Dio, riusciremo a restituire dignità a ogni dimensione della nostra esistenza.

 

Dio esige una giustizia ancora più alta di quella domandata dallo Stato: non basta “pagare” quello che è dovuto, ma si tratta di dare anche del proprio, per vivere la fraternità e la solidarietà. Dalla parola di Gesù nasce l’esigenza di andare al di là del “dovuto” per donare anche ciò che legittimamente ci appartiene… il rapporto con lui non può ridursi a qualche prestazione culturale, ma investe tutta l’esistenza.

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