Il gioco non ha età

Il gioco è un'esigenza dell'uomo, sia nella fase infantile sia in quella adulta, seppure nei due momenti si soddisfi in modo diverso.

 

Il gioco, infatti, non ha età... non è vero che la predisposizione al gioco sia esclusiva dei bambini o dei ragazzi... è un fattore che ci portiamo dentro per tutta la vita.

Ci è capitato moltissime volte di proporre giochi di gruppo a persone adulte e a coppie di sposi o fidanzati. All'inizio l'interrogativo sempre presente in noi era: «Si divertiranno? Non si vergogneranno a giocare?». Il risultato, di volta in volta, è stato sempre più sorprendente in quanto gli adulti si rivelano più bambini dei bambini, per partecipazione emotiva, passione, disponibilità a fare cose all'apparenza strane e stravaganti. 

Il gioco rappresenta quello che gli psicologi definiscono social learning, occasione importante per costruire rapporti di interrelazioni con gli altri e per apprendere le necessità del vivere di relazione. Per questo motivo possiamo affermare che il gioco è anche un'esperienza culturale di crescita.

È importante valorizzare l'esperienza ludica, anche per gli adulti, perché il giocare permette all'adulto di vivere delle esperienze percettive, concrete, attraverso cui conosce la realtà e riflette sulla logica che sta dentro l'azione compiuta. Dunque bisogna giocare per poter esplicitare l'azione che si sta facendo, per comprendere la logica e poter esporre le regole. Nel gioco il soggetto si esprime in piena libertà, trasparenza e in maniera spontanea; nessuna situazione è più liberante e spontanea del gioco. Quando si gioca diminuisce l'autocontrollo e si accentuano al massimo le proprie attitudini, positive e negative.

Il gioco non va «insegnato» prima di iniziare a giocare (quante volte a noi stessi è capitato di arrenderci alle spiegazioni e dire «proviamo a giocare»), ma va «giocato» soprattutto per gli adulti.

Quindi, è attraverso il fare, il manipolare, il giocare, che l'adulto passa da procedure di azioni a procedure di pensiero, e questo lo fa verbalizzando: la verbalizzazione è il veicolo con il quale l'adulto e/o la coppia si decentra dal suo agire e si rappresenta la procedura da seguire per fare quel gioco. Possiamo dire che il gioco è una particolare forma di apprendimento, un particolare metodo di comprensione e rielaborazione della realtà, una speciale modalità di relazione che consente al singolo e alla coppia di «spogliarsi» di tutte quelle «corazze» (orgoglio, imbarazzo, timidezza, chiusura, apatia, noia, conformismo, superficialità...) che ogni giorno ci rivestono.

Tutti i giochi possono essere considerati un contesto educativo grazie al coinvolgimento emotivo e cognitivo anche se il loro valore e la loro efficacia pedagogica derivano dal modo in cui vengono utilizzati, dal contesto in cui vengono inseriti, dal clima e dell'ambientazione in cui vengono vissuti.

Il saper giocare è per tutti: ragazzi, giovani e adulti.

Chi anima, più che sapere a memoria tanti giochi, gioca, sa giocare e si diverte nel proporre il gioco e nel giocare con i partecipanti, e soprattutto... s'impegna sulle proposte più adatte da fare al gruppo.

Gestire queste situazioni è indubbiamente abbastanza impegnativo. Ma tranquillizzatevi. All'inizio occorrono alcune attenzioni di fondo, e le proprie spontanee capacità vanno affidate e sviluppate. Per cominciare, però, occorre solo tanta buona volontà, senza crollare ai primi insuccessi.

 

Per gli adulti il gioco diventa un modo prezioso di rilassarsi e di divertirsi, soprattutto nelle loro manifestazioni affettive nei confronti dei bambini e degli altri adulti. Più spesso essi dovrebbero abbandonarsi al gioco per ritrovare momenti di spontaneità che li ricarichino emotivamente, aiutandoli a fronteggiare meglio i problemi della vita.

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